Ospedali e social network: sempre più italiani sono presenti nei principali canali del web, ma la maggioranza delle strutture sanitarie preferisce starne fuori. Vediamo perché.
L’informazione sanitaria è destinata a viaggiare nel web. In Italia il trend è evidente e più ancora in molti paesi esteri, dove medici, ospedali e strutture sanitarie pubbliche hanno cominciato a interagire con i propri pazienti sfruttando tutte le possibilità offerte da internet, soprattutto i social network.
Un chiaro esempio arriva dagli Stati Uniti, dove alcuni tra i maggiori gruppi ospedalieri americani (es. Mayo Clinic) usano da anni Facebook, Twitter, Youtube e tutti i principali social media per portare avanti programmi di promozione della salute e diffondere informazioni certificate in modo attivo e partecipativo. I cittadini si trovano così ad essere non più ricettori passivi ma protagonisti del meccanismo: usano i profili social per cercare aggiornamenti sulle più recenti ricerche mediche e informazioni sulle patologie, per confrontarsi con altri pazienti, per porre domande specifiche ai medici, il tutto avviene sotto la moderazione del personale incaricato.
Ospedali e social network: la situazione in italia
I principali attori della sanità italiana mostrano invece una certa resistenza al cambiamento: secondo uno studio condotto nell’ambito del Rapporto Osservasalute del 2013, solo il 34% delle ASL ed il 44% delle aziende ospedaliere in Italia utilizza un canale web 2.0 per comunicare con il cittadino.
Le cause di questa situazione possono ricercarsi nell’arretratezza generale e diffusa del web nostrano e nella necessità di tutelare la privacy dei pazienti, ma più ancora dal timore che una presenza nei social network scopra il fianco a recensione negative da parte dei pazienti.
I vantaggi di un ospedale “social”
Tramite un approccio ragionato al mondo dei social network, ospedali e ASL italiane potrebbero raggiungere ampie porzioni di popolazione e attuare strategie efficaci per la prevenzione di malattie.
Strumenti come Facebook e Twitter permettono di aumentare il grado di coinvolgimento e interazione da parte del cittadino e di modificare di conseguenza le sue abitudini quotidiane: potrebbero quindi essere usati attivamente nel caso di patologie come diabete, malattie respiratorie e cardiovascolari, come anche per prevenire l’abuso di fumo e alcolici.
D’altro canto, le problematiche relative alla privacy dei pazienti e alle eventuali recensioni negative si possono risolvere con una semplice attività di moderazione e con l’adozione di strategie essenziali di social media marketing.
In conclusione
L’uso dei social network in ambito sanitario porterà più vantaggi che svantaggi. Ospedali e ASL potranno accorciare le distanze con i cittadini, coinvolgerli attivamente e migliorare in efficienza e trasparenza. Al contrario le strutture che continuano a rifiutare il cambiamento rischiano sempre di più di restare indietro e diventare obsolete.
(Fonti: socialnews.it, trapanimartino.wordpress.com)
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